La tecnica del panning, consiste nel scattare una foto usando tempi di esposizione lunghi, e di seguire il movimento del soggetto avendo l’accortezza di averlo sempre nello stesso punto dell’inquadratura, al fine di ottenere il soggetto nitido e lo sfondo mosso enfatizzando l’azione del movimento.
Come fare:
impostare la modalità di scatto della nostra macchina fotografica in manuale o priorità di tempi, per creare l’effetto mosso dello sfondo dobbiamo usare un tempo di esposizione sufficientemente lento, il tempo massimo utilizzabile per evitare di “bloccare” la foto è 1/50, ma i risultati migliori si ottengono con tempi di scatto più lunghi, consiglio di usare tempi da 1/30 in giù, consiglio di partire con un tempo di scatto di circa 2-3 stop più lento rispetto al tempo necessario per congelare il movimento del soggetto. l’Autofocus andrà impostato su continuo da consentire di mantenere a fuoco il nostro soggetto, ricordiamoci anche di togliere la stabilizzazione.
Per ottenere un buon risultato, il soggetto deve muoversi perpendicolarmente la nostra posizione, una volta messo a fuoco dobbiamo seguirlo, cercando di non farlo troppo velocemente o troppo lentamente, se scattiamo a mano libera dobbiamo assumere una postura stabile, seguendo il soggetto ruotando il busto, ma restando con le gambe ben salde, oppure possiamo utilizzare un treppiedi, l’importante che sia equipaggiato con una testa che ci consenta di effettuare movimenti fluidi, impostiamo gli scatti in sequenza, cosi da fare più foto, e poi possiamo scegliere quella migliore, Il panning si può farlo con qualsiasi obiettivo, ma se utilizziamo un obiettivo con focali più lunghe otterremo risultati migliori.
Per apprendere a fondo la tecnica del panning, l’unico segreto è fare pratica. Dobbiamo lavorare solo su due fattori la fluidità del movimento, e la ricerca del tempo di scatto migliore alle condizioni di luce in cui ci si trova il nostro soggetto.
In Italia centrale, vive un grande mammifero carnivoro, è l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), l’orso più raro del mondo. Un endemismo dell’Appennino, la popolazione di Orso bruno marsicano è distribuita in un territorio compreso dall’ alto Molise, ai Simbruini Laziali e Maiella fino ai Monti Sibillini, il territorio con maggiore densità ricade approssimativamente nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
La popolazione di questo plantigrado è stimata in 50-85 esemplari, la ridotta variabilità genetica, insieme ad altri fattori di origine antropica (Bracconaggio, pascolo abusivo, traffico stradale e ferroviario "investimenti", patologie trasmesse dal bestiame domestico ecc.…) rendono questa popolazione ancora più a rischio.
La protezione dell’Orso Marsicano è di importanza primaria, non solo per la specie stessa, ma per tutto l’ecosistema, dove vivono popolazioni stabili di orso, il territorio è sano e con una biodiversità elevata. Senza dimenticare anche il ruolo economico di questo animale, perché l’orso è una grande attrattiva per turisti, naturalisti, fotografi, e amanti della natura, un territorio senza la presenza dell’orso, non sarà più povero solo dal punto di vista ecologico, ma perderà tutto il suo fascino che genera nell’uomo.
Durante i miei numerosi viaggi nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, nonostante la sua elusività, ho avuto modo di osservare e fotografare numerose volte questo animale, ed ogni volta genera in me grandi emozioni.
Prossimo appuntamento fotografico: Sulle tracce dell'orso
Osservare il gatto selvatico non è una cosa semplice, essendo un animale dalle abitudini notturne, e essenzialmente è una specie forestale, la sua presenza passa inosservata.
Difficile programmare un appostamento fotografico per questa specie, normalmente gli incontri sono fortuiti e spesso durano pochissimi istanti, tanto da farci dubitare se si tratta veramente di un gatto selvatico o di un gatto rinselvatichito, proprio per questi motivi ogni volta che incontriamo un gatto selvatico è sempre una grande emozione.
Gli incontri che ho avuto con questo felino sono pochissimi, mi è capitato sia in Italia che in Slovenia, ma ogni incontro mi è sempre rimasto nel cuore.
In Italia la popolazione di gatto selvatico in passato si era ridotta drasticamente, il motivo principale del suo declino sono da attribuire alla persecuzione da parte dell' uomo, perché ritenuto un animale “nocivo”, ma la tutela di questa specie e il miglioramento e aumento del suo habitat, fanno sperare per un futuro migliore. Ma esiste un altro problema, l'ibridazione con i gatti domestici, questo li rende vulnerabili, sia per la possibilità di trasmissioni di malattie, dal domestico al selvatico, sia per l' impoverimento genetico.
Per questo che credo che la gestione dei gatti domestici e la responsabilità dei proprietari, almeno per le zone dove il gatto selvatico è presente dovrebbe essere rivista anche a livello giuridico.
Il Gatto selvatico (Felis silvestris), presenta una colorazione simile al domestico (razza soriana) ma ci sono alcune caratteristiche che ci aiutano a distinguerli, la più evidente è la forma nella coda grossa e arrotondata ( forma a clava) con anelli ben distinti, nel selvatico, più sottile e appuntita nel soriano, le striature dei fianchi sono evanescenti mentre nel domestico sono più marcate, il selvatico presenta delle striature cervicali e dorsali nette e ben evidenti, ma alcune volte il dubbio può toglierlo solo l'esame genetico.
Per un fotografo naturalista è indispensabile saper riconoscere le tracce e i segni di presenza degli animali, saper leggere questi indizi ci permette di determinare se un animale frequenta una determinata zona, così da poter decidere se realizzare un appostamento fotografico dedicato alla specie di nostro interesse.
Gli animali che frequentano un determinato habitat, lasciano sempre delle tracce e degli indizi della loro esistenza, le tracce più evidenti e anche le più facili da riconoscere sono le impronte, lasciate dai zoccoli, dalle zampe o dalle dita. In realtà i segni di presenza degli animali sono numerosi, come le tane e nidi, resti di prede, i segni lasciati su i resti alimentari, le provviste alimentari, gli escrementi, i luoghi per l'igiene, le marcature, i peli e penne perse durante la muta, palchi e resti di animali morti. Tutti questi indizi saranno un libro aperto sulla natura, ma bisogna saper osservare con tranquillità, sapersi avvicinare con un occhio diverso alla natura, è con il tempo impareremo a distinguere la presenza di una o altra specie in un determinato territorio anche senza vederli direttamente, cosi da poter decidere e pianificare con più successo un appostamento fotografico.
Per imparare a riconoscere i segni di presenza degli animali consiglio di acquistare un buon manuale di riconoscimento, se ne trovano per tutte le esigenze, da quelli generici per il riconoscimento di impronte, a quelli più specializzati per il riconoscimento di penne e piume, o per il riconoscimeto di uova e nidi.
Di seguito alcuni manuali che utilizzo:
Le tracce degli animali – M. Bouchner – Istituto Geografico De Agostini
Nidi, uova e nidiacei degli uccelli d'Europa – Colin Harrison – Franco Muzzio Editore
Tracce e segni degli uccelli d'Europa – R.Brown/J. Ferguson/M.Lawrence/D.Lees - Franco Muzzio Editore.
L'allocco degli Urali (Strix uralensis)
Con un' apertura alare fino a 134 cm e una lunghezza che arriva fino a 64cm, è tra i rapaci notturni più grandi in Europa, ha una distribuzione molto vasta, che va dalla Scandinavia al Giappone. Si nutre prevalentemente di piccoli mammiferi, ma anche di uccelli, rettili, anfibi e insetti, occasionalmente anche di carcasse. Per lo più vive in aree con boschi misti alternati a radure, evita i boschi chiusi delle conifere, frequenta anche coltivi e pascoli. La sottospecie macroura vive tra le foreste Slovene e Croate, qualche coppia nidificante anche in Friuli. Questa sottospecie presenta individui melanici, mediamente è più grande delle altre che vivono in Europa. Il periodo più favorevole per osservarlo è aprile / maggio, che coincide con la nidificazione, in questa stagione sono più vociferi e attivi anche di giorno.
Le foreste del monte Sneznik in Slovenia, uno dei più grandi polmoni verdi d´Europa, è sicuramente uno dei luoghi migliori per osservare questo elegante strigiforme.
Il primo incontro che ho avuto con questo rapace risale a cinque anni fa, varie volte l'anno vado in Slovenia per fotografare questi magnifici animali, nel periodo Aprile/Maggio, organizzo workshop fotografici dedicati a questo rapace.
Chi fosse interessato può contattarmi via mail.